Da Il Mattino del 5 gennaio 2020, di Luigi Basile

«Dobbiamo riprendere e riproporre, in politica e nelle istituzioni, le migliori esperienze maturate in passato sui territori, per cercare di dare risposte adeguate ai problemi attuali». È quanto ha affermato Antonio Bassolino, già governatore e sindaco di Napoli, durante il convegno organizzato, ieri pomeriggio, presso il Carcere borbonico di Avellino, dal giornale “L’Irpinia“, sul tema “La stagione dei sindaci“. Un appuntamento per ricordare Antonio Di Nunno, primo cittadino del capoluogo dal 1995 al 2003, a cinque anni dalla sua scomparsa, al quale hanno partecipato anche l’ex vicesindaco Generoso Picone ed il consigliere comunale Amalio Santoro. A moderare i lavori, il giornalista de II Mattino Aldo Balestra. La consigliera provinciale Rosanna Repole ed il sindaco Gianluca Festa, hanno portato i saluti istituzionali. In platea, l’ex europarlamentare Giuseppe Gargani, l’ex senatore Enzo De Luca, l’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera “Moscati“, Pino Rosato, l’ex sindaco di Avellino, Paolo Foti, l’ex presidente dell’Alto Calore, Leilo De Stefano, il sindaco di Montoro, Girolamo Giaquinto ed il sindaco di Chianche, Carlo Grillo, oltre agli ex assessori dell’esecutivo guidato da Di Nunno, a cominciare dal suo braccio destro, Antonio Gengaro, ed i suoi amici più stretti: Carlo Silvestri, Antonio Carrino e Giuseppe Impagliazzo. «C’è bisogno – ha proseguito Bassolinosoprattutto oggi, in una fase di grande difficoltà per il Mezzogiorno e di crisi della rappresentanza, di un ritorno alla politica vera e ad un’idea diversa di gestione della cosa pubblica. I dati di partecipazione al voto ci consegnano una situazione drammatica: siamo di fronte ad una democrazia della minoranza. In molti casi, l’astensione è una scelta politica consapevole, non un atto di qualunquismo». L’ex presidente della giunta regionale ha quindi lanciato un allarme: «In questi anni in Campania è cambiato il paesaggio umano. C’è un invecchiamento generale della popolazione. Da regione con l’età media più bassa d’Europa, siamo diventate nuovamente terra di emigrazione. Moltissimi giovani vanno via, soprattutto dalle aree inteme, privando la comunità di energie importanti per il futuro. Un processo drammatico che si registra in tutto il Sud del Paese». Alla politica, dunque, il compito di individuare risposte adeguate: «Se la classe dirigente non riuscirà ad andare oltre le questioni di piccolo cabotaggio, senza mai uscire da una condizione di autoreferenzialità, non c’è possibilità di cambiamento. Quando, invece, ci sono visione e capacità di intervento sui problemi concreti, i cittadini si riavvicinano alle istituzioni, sentendosi parte di un progetto». Tra gli esempi virtuosi a cui guardare, quello dell’ex sindaco di Avellino, Antonio Di Nunno; «Ha saputo porre in primo piano le questioni del territorio, sforzandosi di far emergere e valorizzare l’anima della città. Quando decise di dimettersi, provai a fargli cambiare idea, ma senza riuscirci. A pesare non erano solo le vicende politiche, ma anche un travaglio umano». Anche l’ex vicesindaco, Generoso Picone, ha portato la sua testimonianza: «Con Di Nunno, Avelline è stata protagonista della stagione dei sindaci, che fu la prima risposta alla crisi dei partiti, dopo Tangentopoli. Seppe rappresentare la coscienza critica della politica e di determinati ambienti sociali, affrontando problemi delicati, come l’urbanistica, i rifiuti e l’emergenza casa». A fargli eco il consigliere comunale, Amalio Santoro, negli anni novanta segretario provinciale del Partito Popolare: «Si possono assumere responsabilità importanti senza pretenderle, attraver- sare il potere senza restame invischiati e spendersi nell’amministrazione pubblica, come semplice atto di donazione. La stagione dei sindaci però non è stata un’occasione persa, ma piuttosto una situazione dalla quale si è preteso troppo». In apertura, il sindaco Festa ha annunciato l’intenzione di voler intitolare una strada o una struttura comunale a Di Nunno: «Ha lasciato una traccia importante. È giusto che gli venga dedicato un luogo importante della città». A margine dell’iniziativa, non sono mancati spunti polemici. L’ex presidente del consiglio comunale, Gengaro, ha replicato alle critiche mosse proprio da Festa nei giorni scorsi: «Sostenere che la cementificazione di Avellino sarebbe cominciata con l’amministrazione Di Nunno è un falso storico. Il sindaco ha poca memoria. Noi approvammo una variante di salvaguardia. Di cementificazione, invece, se ne intende il suo socio di maggioranza, D’Agostino». Al termine dell’incontro, al musicista e compositore Mario Cesa, è stato consegnato il premio “Franco D’Onofrio“.